Tutti coloro che sono andati a vedere questo film (diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza)  pensando di vedere il tipico documentario sul più grande latitante della storia saranno rimasti spiazzati su come in realtà questo sia tutto tranne che un racconto realistico della vita e della latitanza di Matteo Messina Denaro.

L’incipit mette subito in chiaro l’intento del regista, con la frase ”La realtà è un punto di partenza, non una destinazione”, ovvero raccontare la caccia al boss mafioso ma in un modo completamente diverso dal normale, parafrasando una storia di latitanza. 

Il punto di forza di questo giallo sono sicuramente i due attori protagonisti, Elio Germano e Toni Servillo che come sempre riescono a interpretare perfettamente il più famoso latitante italiano e l’ex sindaco di Castelvetrano.

Lo spettatore sa benissimo di chi si parla in questa storia proprio per questo i registi si sono presi la libertà di riformulare anche i nomi dei personaggi. 

Questo film passa da momenti di ironia caricaturale a inaspettate scene di violenza, da momenti tipici di un film d’azione ad altri molto lenti e riflessivi.

In generale tutto il film é molto lento proprio per permetterci di riflettere su ciò che si vede, questa particolarità é però un’arma a doppio taglio: essendo l’argomento trattato un tema dí grande interesse pubblico e non un film che interessa solo un genere di spettatore il rischio é quello che a molti possa non piacere etichettando il film come lento e monotono.

Credo non sia corretto etichettarlo in questo modo, al contrario penso che questa “lentezza riflessiva” aiuta chi guarda ad entrare nella mente di Messina Denaro e degli agenti che hanno lavorato alla sua cattura senza fare il solito film crime che racconta la storia di un criminale.

A.S. 2024-2025

Recensito da: Tommaso R.