Quando frequentavo le medie il concetto di “bocciatura” per me era qualcosa di lontanissimo. Immaginate, ero la prima della classe, suonavo uno strumento e facevo sport, e magicamente tutto sembrava riuscirmi al meglio. Nel 2019 ho iniziato le superiori, ho scelto il liceo Mariano Buratti indirizzo classico tradizionale. Tutto sembrava andare per il meglio, mi stavo facendo nuovi amici, le prime lezioni erano fantastiche e sembrava tutto così semplice, ma poi…poi sono arrivate le declinazioni e lo studio quello vero. Lì ho decisamente smesso di studiare. Starete pensando: ma allora ovvio che sei stata bocciata no? beh si… cioè no. Il primo anno arrivò il Covid e in quella situazione passammo tutti l’anno scolastico. Il problema arrivò l’anno dopo, quando decisi finalmente di impegnarmi sul serio, ma era troppo tardi ormai, avevo perso troppe lezioni.

Non mi feci abbattere dai brutti voti e continuai a studiare, purtroppo però non bastava, per tutti ero ormai la ragazza che non studiava, anche quando mi impegnavo davvero tanto.A questo punto nella mia vita arrivò l’ansia, ma non un’ansia di quelle che si controllano, era di quelle che la mattina ti faceva battere il cuore fortissimo e dalla paura ti faceva piangere disperata anche solo per andare a scuola, anche quando non c’erano interrogazioni o verifiche, di quelle ansie che ti fanno tremare le mani all’improvviso e tu non capisci perché, di quelle che ti fanno essere sempre arrabbiata con tutti senza motivo e ti fanno risultare antipatica.

Ad un certo punto dell’anno lasciai perdere tutto, lo studio, gli amici, l’impegno in qualsiasi cosa che riguardasse la mia vita. Decisi che l’ansia era troppo forte per me e che non potevo controllarla, così mi lasciai andare, senza più fare nulla. 

Passai un’estate particolare, sapevo già che sarei stata bocciata, ma non credevo che la chiamata della scuola a mia madre potesse fare così male, anzi, che potesse scatenare in me un mix di delusione, ansia e vergogna.

 L’anno dopo entrai nella mia nuova classe, sempre al Buratti, (perchè il mio scopo era quello di dimostrare di essere capace, proprio come tutti gli altri), per tutti gli alunni io ero “quella bocciata”, quella che non aveva sentimenti e “se ne fregava” di tutto. Col tempo hanno imparato a conoscermi, mi sono impegnata davvero tanto, ho avuto professori che hanno dato tutto ciò che potevano per darmi una mano, (vi dico solo che alla prima sufficienza di latino ho pianto davanti a tutti). E’ proprio in quella classe che ho conosciuto quelle che ancora oggi sono le persone che mi hanno aiutato a crescere e a diventare la persona che sono oggi, con mille impegni, ma anche con mille soddisfazioni, e sono state proprio loro a farmi la fatidica domanda: “ma allora, com’è essere bocciati?

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