Pulp Fiction è uno di quei film che, nel momento in cui lo guardi, capisci subito che qualcosa sta cambiando. Diretto da Quentin Tarantino, è diventato un classico assoluto, un film che ha cambiato il modo di fare cinema negli anni ’90. La sua capacità di mescolare storie, personaggi e dialoghi taglienti è qualcosa di straordinario, ma, come ogni grande opera, non è perfetto.
La trama del film è un po un puzzle. Racconta diverse storie che si intrecciano, alcune che riguardano i due gangster Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winpfield (Samuel L.Jackson), altre su Butch Coolidge (Bruce Willis), un pugile che cerca di scappare dalla malavita, e sulla strana relazione tra Vincent e Mia Wallace (Uma Thurman), la moglie del boss Marsellus Wallace. Questo mix di storie non è raccontato in ordine cronologico, ma a pezzi, e ogni pezzo si collega solo dopo un po’. È un po’ come mettersi davanti a un puzzle e scoprire dove ogni pezzo va solo dopo averli visti tutti. Da una parte è affascinante, ma dall’altra può lasciare chi non è abituato a questo tipo di struttura un po’ perplesso.I dialoghi sono il cuore pulsante del film. Tarantino ha un talento incredibile nel rendere conversazioni quotidiane super interessanti. Se pensi che un film di gangster debba essere tutto violenza e adrenalina, Pulp Fiction ti sorprende, perché spesso le scene più
memorabili sono quelle dove i personaggi parlano di cose che sembrano banali, ma che, nel contesto, diventano incredibilmente affascinanti.

La famosa scena sul “cheeseburger” e il discorso sulla Bibbia di Jules sono diventati pezzi di storia del cinema. È come se Tarantino avesse creato un linguaggio tutto suo, dove il ritmo delle parole è più
importante della trama stessa.
Le performance degli attori sono fenomenali. John Travolta, in particolare, fa una delle sue migliori interpretazioni, portando Vincent Vega a diventare uno dei personaggi più iconici degli anni ’90. E poi c’è Samuel L. Jackson, che interpreta Jules con un’intensità che è difficile da eguagliare. Ogni volta che apre bocca, il film prende vita. Ma anche Uma
Thurman, Bruce Willis e gli altri fanno un lavoro stupendo, ognuno con il proprio ruolo, che, pur essendo secondario, è fondamentale per la riuscita del tutto.Tuttavia, Pulp Fiction non è senza i suoi difetti. La violenza, per esempio, è presente in
abbondanza. Certo, è parte della cultura dei gangster e della storia che Tarantino vuole raccontare, ma ci sono momenti in cui la violenza sembra un po’ gratuita, quasi per il gusto di


shockare lo spettatore. Non che il cinema non debba affrontare questi temi, ma la maniera in cui viene rappresentata potrebbe risultare eccessiva per alcuni. Un altro aspetto che potrebbe non piacere a tutti è proprio la struttura narrativa.

Anche se questa è una delle caratteristiche più innovative del film, il continuo salto temporale potrebbe risultare confuso o frustrante per chi preferisce una narrazione più lineare. A volte sembra che si stia cercando di fare il “geniale” per il solo gusto di esserlo, e non tutti potrebbero apprezzarlo. noi, pur riconoscendo che i dialoghi sono una delle cose che rendono Pulp Fiction un capolavoro, a volte ci sono momenti in cui la ripetitività di alcune conversazioni potrebbe sembrare un po tirata per le lunghe. Alcuni scambi di battute, anche se sono brillanti, potrebbero sembrare non essenziali per la trama e rallentare un po’ il ritmo del film. Dunque, riteniamo che Pulp Fiction sia un film che lascia un’impronta. È uno di quei lavori che diventa oggetto di culto e che segna un’epoca del cinema. La sua energia, la scrittura e le interpretazioni sono indiscutibili, ma non è un film per tutti. Se ti piace l’innovazione e sei disposto a tollerare un po’ di violenza gratuita e qualche stranezza nella narrazione, allora sicuramente Pulp Fiction ti farà innamorare. Ma se sei più un tipo che preferisce storie più lineari e senza fronzoli, forse non è proprio il film che fa per te.
Di Filippo Bruno e Paolo Cipolla